mercoledì 7 settembre 2022

Trilussa e altre storie

 

Prendo uno dei tanti sondaggi disponibili sul sito del governo sulle prossime elezioni politiche. Leggo tutte le caratteristiche (blà blà blà): il campione è formato da 2000 unità. Ora, considerando che la popolazione avente diritto di voto è di circa 50 milioni di persone (compresi gli italiani all’estero), la percentuale rappresentativa del suddetto campione (tasso di campionamento) è 0,004% (4 su 100.000).


Ci sono diverse formule per calcolare la dimensione ottimale di un campione sia per popolazioni sia per popolazioni più numerose come nel nostro caso. Alcune formule non tengono conto della numerosità della popolazione ma solo di alcuni parametri (margini di errore, intervalli di confidenza). Altre ne tengono conto.  E’ inutile ribadire che la numerosità della popolazione di partenza è un dato fondamentale soprattutto quando risulta elevata.

La distinzione tra campione probabilistico e non probabilistico è pura convenzione dal momento che l’uso che se ne fa a livello di media è completamente arbitrario. Si spacciano gli uni con gli altri: nel primo caso, ogni unità della popolazione ha la stessa probabilità di entrare a far parte del campione; nel secondo, le unità non sono scelte in modo casuale ma attraverso scelte ragionate. Un campione probabilistico si adatta a valutare la funzionalità di macchine o, in generale, di oggetti sostanzialmente omogenei tra loro; il campione non probabilistico si adatta maggiormente alle cosiddette scienze sociali ma, per definizione, non si possono generalizzare i risultati dell’indagine se non in contesti numerosamente limitati.

La realtà è che difficilmente si trovano sondaggi elettorali che riportano, come scienza e coscienza suggerirebbero, il metodo di campionamento non probabilistico, come in realtà avviene, dal momento che il campione è scelto in base a diverse variabili (età, sesso, ecc…). E, laddove risulta, non viene specificato che effettuare inferenze sulla popolazione dai dati ottenuti non è corretto statisticamente.

Per capire come vanno oramai le cose, riporto un trafiletto dal sito “business intelligence group” (tutto un programma)

“Gli esperti di statistica prediligono il campionamento probabilistico, perché è più rappresentativo della popolazione e quindi i dati raccolti forniscono un’analisi precisa dell’oggetto dell’indagine.
Sono però molte le realtà aziendali che invece optano per il campionamento non probabilistico, perché rappresenta una soluzione più veloce e meno impattante anche dal punto di vista economico”

1. Gli statistici si scostino, per favore...

2. Anche la sabbia al posto del cemento armato impatta meno dal punto di vista economico…

Finchè si tratta di lampadine o di bulloni, non c’è problema!

La regola di buon senso è che più grande è la dimensione del campione, maggiore sarà la sua valenza statistica, ovvero minore la probabilità che i risultati siano stati ottenuti per pura coincidenza.

Nel frattempo la bugia ripetuta diventa pian piano verità.

venerdì 18 dicembre 2015

COGRADUAZIONE: MIO CONTRIBUTO NELL'AMBITO DELLA VALUTAZIONE SCOLASTICA


 Premessa

Giornate di occupazione, autogestione, cogestione. Cogestione a metà, cogestione un terzo voi un terzo noi. Settimana della cultura. Tra una proiezione al cineforum, tornei di ping-pong e pallavolo con i colleghi spesso spaesati dalla rivoluzione copernciana in atto, riesco ad organizzare una gara di matematica all'interno delle classi prime. Il gioco è molto semplice: occorre mettere in ordine una certa quantità di numeri espressi sotto le diverse forme (intero, decimale, frazione, percentuale). E' un esercizio, sostanzialmente propedeutico, che ogni tanto si può trovare su qualche testo ma a cui generalmente non si dà abbastanza peso. Eppure capita di trovare studenti delle classi successive che hanno difficoltà a mettere in ordine i numeri sulla retta. 
Per una serie di motivi scelgo spesso l'aspetto ludico: non ultimo, fare da contraltare al terrore che la disciplina[1] incute. Inoltre, per le modalità con cui si è svolta ha permesso una maggiore socializzazione all’interno delle classi.    
Tralascio questi importanti aspetti pedagogici e torno al tema in questione. Sul piano strettamente docimologico (scienza della valutazione) rimane il problema di come valutare un test in cui viene chiesto di ordinare una sequenza di dati (numeri razionali, ma non solo).
Il primo approccio sembrerebbe quello basato sul conteggio delle posizioni esatte ottenute. E' però un approccio inefficace perchè individuando solo le comunanze, si tralascia la visione di insieme. Faccio un esempio con numeri molto semplici: supponiamo di voler valutare queste due sequenze: 1,3,2,4,5,7,6  e 1,6,7,4,5,2,3. entrambe hanno tre concordanze. Eppure balza all'occhio che la prima si avvicina molto di più della seconda a quella vera. 
Come fare per ottenere una valutazione il più possibile idonea al problema? In sostanza quale strumento matematico occorre utilizzare per la valutazione grezza di un ordinamento?


Indice di cograduazione

In campo docimologico l’uso della correlazione statistica è servito a dimostrare come una stessa prova scritta può non trovare d’accordo diversi correttori. Da qui l’avvento delle cosiddette prove oggettive con i loro pregi e i loro difetti.
L’indice di cograduazione ϱ  non è altro che un indice di correlazione applicato ad ordinamenti numerici. Serve a calcolare la “vicinanza” tra due ordinamenti numerici. Il suo valore è 1 se gli ordinamenti coincidono; -1 se sono completamente opposti. In tutti gli altri casi il numero che si ottiene dà la misura della vicinanza. Nell’esempio di cui sopra la prima sequenza dà ϱ =0,93 la seconda sequenza dà ϱ=-0,14 (che rende giustizia alla prima)   
La formula[2] per calcolare l’indice è qui.  Per i non addetti ai lavori potrà sembrare troppo complicata ma fortunatamente viene in soccorso il software, con il foglio elettronico che in pochi passaggi ci permette di calcolare l’indice.  
Voglio raccontare un aneddoto: tempo fa in un forum di colleghi mi imbattei in una richiesta di come fosse possibile valutare un ordinamento. Si trattava di mettere in ordine un certo numero di  date storiche. Io suggerii di utilizzare l’indice di cograduazione per misurare la vicinanza all’ordinamento corretto. Qualcuno rispose (dopo aver fatto, con molta probabilità, un salto su wikipedia non essendo al corrente di quello che proponevo) che l’indice da me proposto non teneva conto delle distanze di tempo fra le varie date. Io risposi che, richiedendo l’esercizio semplicemente di ordinare, l’intertempo fra le varie date era ovviamente del tutto ininfluente al fine della misurazione del test. Seguì una risposta abbastanza piccata in cui si parlava di gruppi algebrici o cose del genere.


La gara

Finora avevo inserito piccoli esercizi con 5 - al massimo 10 - numeri da ordinare nelle prove cosiddette ufficiali.  Stavolta, trattandosi di una gara, i numeri da ordinare sono stati 25. Tant è che ho ritenuto opportuno formare squadre da tre studenti. Ecco i risultati:


Squadra
Punteggio
AMG
1,000
WEEDLOVE
0,998
GAP
0,994
FID
0,985
NLE
0,971
AFUFCL
0,970
SFRANTI
0,962
BELIEBERS
0,780
I BUFFONI
0,174
CDS
0,171
    
Una squadra ha fatto bingo :-)

Se qualcuno volesse divertirsi a misurarsi  può richiedere il testo dell'esercizio


[1] La disciplina o chi la insegna?
[2] ho scritto formula e me ne pento…non trattandosi di una formula magica bensì di un indice che gode di diverse proprietà matematiche: a tal proposito ritengo molto più “fatalista” una media aritmetica ma qui si apre un altro capitolo…   

lunedì 5 gennaio 2015

Roma, nun fa la gnorri...


Qualcosa che non andava per il verso giusto l’ho subdorato la notte di capodanno. Mi trovavo al Centro per il tradizionale cenone e dopo mezzanotte con i miei commensali siamo andati a fare due passi nella zona di Campo de’ Fiori. E’ proprio il caso di dire due passi: la piazza era già preda di gente ubriaca in assenza totale di forze dell’ordine (non solo vigili urbani, naturalmente).
In realtà il mio disappunto perla situazione che si è venuta a creare ha radici più profonde ed esula dai toni e dalle notizie gonfiate date in pasto alla pubblica opinione. Mi riferisco ad episodi che si verificano frequentemente nella nostra città e che con il tempo hanno assunto la caratteristica di consuetudine
Anche oggi come tutti gli altri giorni sono sceso alla fermata di via cavalleggeri dove è presente una corsia preferenziale. E come tutti i giorni mi sono ritrovato in mezzo alla strada dal momento che è consuetudine da parte dei commercianti lasciare in sosta la propria auto sulla corsia privilegiata impedendo al mezzo pubblico di costeggiare il marciapiede. Tempo fa l’allora comandante della polizia municipale lanciò una campagna tesa a sensibilizzare la cittadinanza invitandola a segnalare disguidi e inosservanze. Io ho provveduto a mandare foto, ho fatto notare a più di un conducente di autobus il rischio a cui loro stessi andavano incontro qualora, non io, ma una persona anziana fosse caduta o fosse stata travolta dai dueruote che come sappiamo a Roma hanno un codice stradale a parte (per consuetudine anche questo). La risposta dei conducenti è stata che loro non possono neanche segnalare. Ovviamente io non ci ho creduto. Fatto sta che nonostante gli inviti alla popolazione a collaborare, questo spettacolo indecente si rappresenta tutti i giorni da svariati anni a pochi metri di distanza da un gabbiotto della polizia municipale. In sostanza: qualcuno parla, ma l’Atac non sente e la Municipale non vede. Non credo che in questo caso sia bastato un caffè...          
Altra consuetudine: a Roma è normale non rispettare gli orari adibiti allo scarico delle merci presso il proprio negozio. Troppo facile prendere come riferimento Via Boccea alle otto della mattina dove già il traffico è congestionato per colpa delle automobili. I dueruote seguono sempre il loro codice d’onore saltando direttamente nella corsia opposta. Nessuno interviene. La consuetudine...
Non è un caso che il lavoro di controllo da parte dei tutori dell’ordine trovi parecchi ostacoli proprio nei confronti delle attività commerciali. Una persona adibita al controllo e al rispetto delle regole tende ad adattarsi agli usi e costumi del luogo. Ecco perché la turnazione è, in linea di principio, sacrosanta, per evitare che anche i tutori dell’ordine possano cadere nella rete della consuetudine.
Ho l’impressione che le regole siano saltate anche perché chi le deve far rispettare non lo fa per una serie di motivi riconducibili al cosiddetto "quieto vivere". Con l'esterno (la strada) ma anche e soprattutto con l'interno (il corpo). 
Se poi si viene mandati a Ostia malvolentieri dopo anni di onorata carriera...o si dà fastidio a qualcuno per cui il sistema è fradicio sin dai piani più alti; oppure non si creano incentivi per trasferimenti che possono risultare onerosi (mentre per altri incarichi“istituzionali” incentivi a go-go!).
Ad ogni modo. la turnazione non ha nulla a che vedere con il trasferimento ad altra sede 
Il paragone con altre attività lavorative lascia il tempo che trova. Anzi, no. Approfitto per dire che in qualità di docente della scuola secondaria sono pienamente favorevole, in tempi di crisi, alle commissioni interne per gli esami di maturità. Magari con una indennità di commissario simbolica.  Sirisparmiano soldi che possono essere investiti altrimenti. Tanto per chiarire le idee.  
Non metto in dubbio la “schifosa arroganza” del Comando e del Municipio riguardo la notte di Capodanno: difronte alla rinuncia a prestazioni straordinarie l’unica cosa da fare era annullare il concerto. Ma nessuno riesce a tolgiermi dalla testa l'idea che il disagio dei vigili sia, per i più scaltri legato alla riduzione di privilegi,  per i più motivati all'ìimpotenza di fronteggiare i più scaltri.  E' con la parte marcia del sistema che se la devono prendere i vigili onesti ed indirizzare ad essa la propria incazzatura: 33 vigili per “controllare”i dintorni di Montecitorio, Palazzo Madama e Quirinale, oltre al normale stipendio da agenti di polizia locale, percepiscono un'indennità di circa 250euro al mese, direttamente pagata dalle Istituzioni  
I sindacati funzionano solo quando c’è da mungere la vacca e farsi indennizzare la pulizia delle divise e non funzionano quando si rendono conto che mantenere alcuni privilegi acquisitiha un costo per la comunità?
Il sistema ha bisogno di essere rivitalizzato.Altrimenti i più onesti continueranno a gettare acqua sul fuoco e i più furbi ringrazieranno.

venerdì 15 agosto 2014

50een (2014)


A 40 anni diventerai un bell’uomo….Parole apparentemente gratificanti, se ricevute un giorno, al massimo due, prima del compimento del 40° compleano. Non di certo a 18…

Un album completamente autobiografico, quello che mancava. Un concept che parte dall'infanzia fino ad arrivare ad oggi:. Titolo: 50een. Un neologismo, addirittura, in inglese!     
Andiamo in ordine

Pane, olio e pomodoro: da piccolo, la mia pietanza preferita a cena.

Cintura gialla: forse solo perché a scuola era previsto un corso di judo ma un giorno mi ritrovai comn un kimono addosso. Ero praticamente una sega a livello agonistico, però conoscevo tutte le mosse.

Via dei promontori: la strada di Ostia dove la mia famiglia risiedeva d’estate. Acquistata nel 1972 fu finita di pagare nel 1986. Pregi: era abbastanza grande e si trovava a ridosso della pineta. Difetti: 1 km e mezzo dal mare, per cui urgeva mezzo di trasporto.

Radio dolore: un flashback su due avvenimenti che a livello mediatico hanno caratterizzato la mia adolescenza

40een: per fare il verso al titolo del CD. Dedicato alle mie (numerose) compagne di classe di cui ho perso traccia quasi completamente.

Il retrogusto del proibito: Prima canna? Primo sesso? 

Highlights: leggibile anche “Hai l’aids” (tormentone di metà anni ’80). Disavventure a vent'anni.

Mina disaccesa: questo lo possono capire solo i 5 compagni di sventure in quel di Tropea nell’agosto del ‘85

AVVA: Allievi Vigli Volontati Ufficiali (88-89)

Obesità, frigidità…: racconta una serata di prove con il gruppo (Ensema)

Tirocinio: Avrei potutot diventare uno yuppie nella milano da bere…(89-90)

Vivo: Incomincio a fare quello che una mia amica, sei anni prima, mi aveva predetto. All’epoca non mi era piaciuta come predizione: con il senno di poi posso tranquillamente affermare di essermi sbagliato.

Le ultime quattro tracce sono io ai giorni nostri: un rompiballe impenitente con una certa dose di autoironia.

Le tracce sono quasi tutte legate da flashback tratti da trasmissioni televisive, radiofoniche, trailer, rumori e suoni di sottofondo. L’utilizzo del mellotron (finalmente!) riesce a creare un’atmosfera vintage ai  brani.

Lista brani
pane olio e pomodoro 04.54
cintura gialla 04.38
via dei promontori 03.45
radio dolore 05.13
40een 04.45
Il retrogusto del proibito 04.24
Highlights 04.16
Mina disaccesa 03.08
A.V.V.A. 04.07
obesità, frigidità: psicologia del sacro graal 04.31
tirocinio 05.18
vivo 04.12
come no! 04.01
approvo, disapprovo 05.18
conviene 05.02
guerra senza armi 05.47


Ascolta: